Proponiamo questa intervista sul problema della disidratazione nei bambini. Studio condotto su 400 studenti. Rischiano tosse e deficit di memoria.
Alessandro Zanasi, pneumologo e idrologo medico. Ha appena studiato la disidratazione nei bimbi e nei ragazzi. Cosa succede quando bevono poco?
«Sono più soggetti a malattie respiratorie, tosse e crisi asmatiche. Ma hanno anche deficit di attenzione e di memoria. È la sintesi dell’indagine che abbiamo appena concluso come Aist –, l’associazione per lo studio della tosse di cui sono presidente – in collaborazione con una scuola bolognese, l’istituto Viscardi della professoressa Filomena Massaro. La prima ricerca del genere».
Spieghi.
«Abbiamo lavorato su quattrocento studenti fra i 6 e i 14 anni. Le risposte ai questionari rivelano che il 61% del campione è disidratato».
Insomma la differenza tra acqua assunta e persa è negativa.
«I bimbi sentono meno lo stimolo della sete. E non sono educati a bere. Molto spesso i genitori non hanno la consapevolezza di quanto sia importante una buona idratazione».
Di solito mamma e papà si raccomandano: mangia, dormi, muoviti.
«Addirittura c’è stata una polemica sulle bottigliette d’acqua vietate a scuola. Un modo per non far distrarre i bimbi, che altrimenti devono poi andare in bagno. Sono rimasto senza parole. Loro devono bere e noi addirittura gli provochiamo la ritenzione idrica».
Disidratati sei su dieci anzi di più: un dato preoccupante?
«La nostra percentuale è alta ma gli studi americani e tedeschi superano il 70%. Noi andiamo un po’ meglio».
Qual è la dose ideale di acqua?
«I bimbi dovrebbero bere continuamente, non devono aspettare la sete. Quando scatta quel campanello, sono già disidratati. Naturalmente bisogna tener conto del peso ma anche della stagione. Se fa caldo, bisogna bere di più».
In altre parole?
«Oltre un litro d’acqua, dai 6 ai 14 anni. Un litro e mezzo se si fa anche attività sportiva».
Ma cosa rispondono i suoi 400 intervistati?
«La maggior parte beve meno, addirittura qualcuno confessa di stare sotto il mezzo litro».
La dose di un adulto, invece, quale dovrebbe essere?
«L’ideale è tra un litro e mezzo e due».
Esiste l’acqua perfetta?
«Se parliamo di minerali, esiste quella che piace di più. Poi: chi soffre di stomaco o ha problemi di osteoporosi, può scegliere un’acqua ricca di calcio, di bicarbonati».
A scuola ci hanno insegnato che è insapore.
«Falso! Mai sentito parlare dell’associazione degustatori minerali e sommelier dell’acqua? Ognuna ha un suo abbinamento ideale a tavola. Ci sono quelle piatte senza bolle, quelle dal retrogusto terroso…».
Affascinante. Tornando al suo studio, i problemi respiratori e di concentrazione valgono anche per gli adulti disidratati?
«Diciamo che nei bambini sono stati documentati. Ma in generale sono convinto ci sia una correlazione. In sostanza nei soggetti che bevono di più, diminuisce il rischio».
Il residuo fisso, l’indice più noto per classificare le acque minerali.
«Non è altro che la concentrazione di sali dopo l’evaporazione a secco a 180 gradi. Resta semplicemente un indicatore. Dare un voto sulla base di quello è una bufala».
Il sodio.
«Quante fesserie si sentono! Uno dice: la mia acqua ne ha 4 milligrammi, quell’altra ne ha 80, pericolo! Ma se mangio un panino al salame, non penso che mi porta ben 4 grammi di sodio?».
Si raccomanda anche: bisogna bere lontano dai pasti, per non ingrassare.
«Stupidaggini, tutta colpa delle pubblicità. Come sostenere che il calcio fa venire i calcoli. Sciocchezze, non siamo delle lavastoviglie!».
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